Razionale
A oltre quattro anni dall’inizio della pandemia di COVID19, che ha fatto comprendere alle autorità sanitarie e all’opinione pubblica quale importante ruolo abbia la pneumologia nell’ambito del sistema sanitario nazionale, ci troviamo di fronte ad un momento cruciale sia per la disciplina che per la sanità in generale. Infatti, l’impatto dell’inquinamento atmosferico e del cambiamento climatico sulla salute respiratoria non solo dei pazienti affetti da patologie croniche ma dei cittadini tutti è ormai assodato e il momento per attuare politiche finalizzate al miglioramento della qualità dell’aria non è ulteriormente rinviabile. A questo ambito, solo in parte nuovo, si affiancando prepotentemente l’intelligenza artificiale che pervade molti ambiti inclusa evidentemente la medicina.
A queste tematiche attuali si affiancano gli argomenti classici della pneumologia. Il trattamento medico dell’insufficienza respiratoria acuta e la ventilazione non invasiva sono prerogative specifiche della pneumologia. Malattie respiratorie croniche, malattie croniche delle vie aeree e delle altre strutture polmonari, rappresentano una vasta gamma di gravi condizioni patologiche. Sono tra le principali cause di morbilità e mortalità e si prevede un trend in crescita per i prossimi anni. I dati forniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stimano che attualmente centinaia di milioni di persone soffrono di malattie respiratorie croniche. Secondo l’OMS, le 5 più importanti malattie respiratorie non solo causano il 17% di tutte le morti, ma sono alla base di ben il 13% di tutti gli anni di vita in buona salute persi (per invalidità o morte). L’unico modo per conciliare una ottimale assistenza sanitaria ai malati e una spesa pubblica sostenibile è prevenire le malattie respiratorie nei limiti del possibile, assicurare una diagnosi il più possibile precoce, con strumenti standardizzati cui seguano terapie tempestive e appropriate, in grado di prevenire o ritardare l’invalidità, trattare i malati cronici il più possibile sul territorio. L’impatto delle malattie respiratorie croniche, oltre a causare morti premature, ha importanti effetti negativi sulla qualità della vita e sulla disabilità dei pazienti. In Italia le malattie respiratorie, dopo le malattie cardiovascolari e neoplastiche, rappresentano la terza causa di morte e si prevede che, anche a causa dell’invecchiamento della popolazione, la prevalenza di tali patologie sia destinata ad aumentare. Nonostante esistano efficaci misure preventive, tuttavia le malattie respiratorie croniche sono tuttora spesso sottovalutate, sotto diagnosticate, sotto trattate ed insufficientemente prevenute. Tra le patologie più prevalenti si ricordano l’asma, le allergie respiratorie, la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), le malattie professionali polmonari, la “sleep apnea sindrome” (OSAS), l’ipertensione polmonare senza dimenticare le bronchiettasie, le interstiziopatie, le fibrosi polmonari, le patologie oncologiche polmonari e le malattie rare. È pertanto essenziale che i futuri specialisti pneumologi sappiano tenersi aggiornati nel loro campo, analizzare in maniera critica nuovi sviluppi diagnostici e terapeutici, lavorare sulla base delle migliori evidenze disponibili ed infine di rendere conto delle loro indicazioni ai pazienti. È inoltre essenziale che l’intera comunità medico-scientifica italiana unita ai professionisti sanitari interessati al management del paziente respiratorio collaborino sinergicamente nella definizione di standard chiari e linee guida per assicurare cure ottimali, efficaci e sempre più personalizzate alle specifiche necessità del malato. Su questo background clinico e scientifico verrà strutturato il XXV Congresso Nazionale della Pneumologia che si svolgerà a Milano dal 16 al 18 novembre 2024.